Ho pensato alle musiche concentrandomi sui fili magici e prodigiosi delle marionette dei Colla e affidando alle varie pagine un ruolo di strutturazione drammaturgica come interludi tra gli episodi o partecipando attivamente durante alcune scene mimate. La partitura non ha carattere descrittivo o di mero accompagnamento, ma si inserisce nel tessuto teatrale e psicologico contribuendo all’approfondimento dei caratteri. In certi momenti sarà in sintonia, talvolta in contrasto o in dialogo con le situazioni, i personaggi, le atmosfere. Fungerà quindi da alter ego o da intrusa, creerà reazioni di rinforzo o di contrasto, metterà in luce pieghe nascoste o accentuerà elementi emblematici, fornendo pannelli sonori vari e differenziati, dal punto espressivo, quanto la regia e la scenografia, con le quali si porrà in un rapporto di continua tensione-distensione. Affascinato dalla grandezza del Macbeth concepito da Eugenio Monti Colla, ho applicato i criteri già sedimentati in campo operistico, ma ho utilizzato anche l’esperienza maturata nel più ampio genere destinato al teatro e, in modo particolare, al cinema. Ciò che ha stimolato la mia fantasia, è la natura primaria e archetipica del teatro popolare dei Colla in cui gesti arcaici e contemporanei si fondono come spesso avviene nella cultura africana d’oggi, secondo quanto studiato anche da Veit Erlmann.